mercoledì 20 agosto 2014

Il segno totale. Luc Fierens e Francesco Aprile

Il segno totale. Poesia: dalla parola al segno è una mostra di scritture di ricerca che si svolgerà presso il Fondo Verri di Lecce dal 13 al 24 settembre, e che vede dialogare due generazioni poetiche, due approcci che attraverso percorsi diversi si strutturano sulla portata sociale della parola. In mostra opere di Luc Fierens e Francesco Aprile. Poesia verbo-visiva, scritture asemantiche, comunicazione pubblicitaria, giornalismo, new media, si incontrano dettando nuovi ritmi e vicissitudini della parola poetica fattasi segno, lacerazione e incontro, rimembranza archetipa ed esplosione sociale. L’impegno è costante, la militanza appare intrinseca nella ricerca delle nuove possibilità del linguaggio poetico che dalla parola si lega a differenti linguaggi, diventando segno.
Inaugurazione sabato 13 settembre 2014, ore 20:00, presso il Fondo Verri, a Lecce in via Santa Maria del Paradiso.
La mostra rientra fra gli eventi del Bitume Photofest, festival di fotografia contemporanea.



Luc Fierens, note sull’opera:
Fierens entrò in contatto con performers e poeti del movimento durante gli anni '80, e da allora continua a lottare poeticamente, ricercando senza sosta occhi che possano leggere [...] attraverso immagini che ti urlano in faccia incazzate, rock. L'Italia per lui resta ancora la terra madre, fertile, che conserva una memoria. E ne soffre il suo richiamo continuo. Non è una questione di mercato, non lo è mai stata, resta invariato il carattere di fenomeno marginale. Come ha già detto qualcuno, la forza della Poesia Visiva sta nell'aver resistito a 50 anni di insuccessi (e nell'aver comunque preso una portata internazionale, aggiungerei io). Nel caso di Luc Fierens la lealtà ai principi è mostrata dalla tenacia e dalla passione con cui si dedica al suo lavoro artistico, e dal bisogno di condividere ciò con qualcuno che possa capirlo. (Elisabetta Falanga)
La ricerca di una consapevolezza sociale è la posizione politica di Fierens. L’andamento etico della sua proposta poetica. Un invito che vivifica un approccio che vede l’arte come momento privilegiato per il raggiungimento di un ordine sociale non repressivo. La parola-immagine appare come segno connotativo della base reale del contesto immaginifico, e volge lo sguardo all’indirizzo possibile di nuovi sviluppi poetici e vitali. L’orizzonte utopico di un possibile reale. Una linea guida. (Francesco Aprile)

Francesco Aprile, note sull’opera:
L’efferatezza del simbolo è guerra visiva. Il labirinto poetico confonde la solitudine dell’azione verbale impressa nell’obolo pragmatico. MANIFESTO, riflesso nervoso del linguaggio privo di controllo ma non di obiettivo, inaspettatamente sfiora la reazione convertendo la muta interpret-azione in boato della coscienza. Fonemi-opliti, dall’armatura galvanizzata preparano l’assedio finale, è il momento di scegliere da che parte guerreggiare. Aprile lancia una sfida: l’egocentrismo della parola o il capovolgimento del fronte semantico contro  la  storia, strumento devoto ad una società assente e avvizzita nel foraggiare il luogo comune, questo ultimo fondamento dell’ordine-archetipo. Prepararsi alla disfatta, non soccombere  per occultare il linguaggio accessorio e infiammati dalla poiesi, accostarsi all’esalazione semantica e pregarne la morte. (Cristiano Caggiula)
Il lavoro di Aprile vive nell'esplorazione dell'ineffabile; può non comunicare in modo tradizionale, ma lo fa usando un movimento casuale, un significato casuale, uno sviluppo casuale per recuperare una comunicazione dall'oltre. Uno degli aspetti del lavoro di Aprile è il magistrale uso degli spazi bianchi. Ci sono costruzioni dal controllo intenso. (Bill Di Michele, in Tip of the knife. Visual Poetry magazine, giugno 2014)

Note biografiche:
Luc Fieren (1961, Mechelen, Belgio) è collagista e poeta – provocatore visivo, è attivo in una rete di interrelazioni tra artisti nell'ambito della Poesia Visiva, Arte Postale e Fluxus. Le sue diverse espressività mettono l'accento su linguaggio e immagine come materia prima di esplorazione di forme alternative di comunicazione. In quest'ottica ha promosso un dialogo transnazionale, a partire dal 1984 e già prima della diffusione di Internet, mediante progetti di arte postale (Social-Art, Cornucopiae...) e pubblicazioni (i Postfluxpostbooklets). Attualmente la sua ricerca continua come “architettura sociale” con artisti con i quali scambia, trasmette e finalizza arte e progetti di collaborazione via posta ed e-mail e con i quali organizza incontri, performance, pubblicazioni e mostre. I suoi lavori e le pubblicazioni si trovano in archivi di grande interesse (Archivio R& M. Sackner-Miami, Artpool-Budapest), biblioteche (biblioteca del MoMa, Università di Buffalo), musei (Mart-Trento e Rovereto) e diverse collezioni private.

Francesco Aprile (1985, San Cesario di Lecce, Italia) è giornalista, poeta verbo-visivo, aderisce nel 2010 al movimento letterario New Page – Narrativa in store fondato l’anno precedente da Francesco Saverio Dòdaro; qui pubblica, in store, 38 testi (sui versanti della ricerca letteraria, sia narrativa – 33 - che poetica - 5). Dal marzo 2013 la curatela del movimento è a due voci: F. S. Dòdaro – F. Aprile. Nell’aprile 2011 fonda il gruppo di ricerca e protesta artistica Contrabbando Poetico, firmandone il primo manifesto. Nell’ambito della poesia verbo-visiva, suoi lavori sono archiviati presso biblioteche e musei, italiani e stranieri, fra i quali si segnalano il Poetry Library (Londra), l’Akademieder Künste (Berlino). È presente in riviste nazionali e internazionali fra le quali si segnalano Verde (Roma), S/V Revue(Lione), Rivista di Studi Italiani (Toronto), La Clessidra (Edizioni Joker), Letteratura & Società (Luigi Pellegrini Editore), Otoliths (Australia), Il foglio clandestino (Milano), Infinity’s Kitchen (USA) e altre ancora.

sabato 24 maggio 2014

Volodymyr Bilyk, Things, maggio 2014

Volodymyr Bilyk, Thigns. Calligrammes, Asemic Writings, Vispo, Lecce (Ita), Unconventional Press, may 2014



Dall'introduzione
Movimento e costruzione dello spazio
di Francesco Aprile, 2014-05-24

volodymyr bilyk è scrittore, traduttore, poeta sperimentale. ha aderito al movimento letterario “new page” fondato da francesco saverio dòdaro. un suo quaderno di poesia verbo-visiva è pubblicato nella serie “this is visual poetry”, altre uscite verbo-visive sono edite per “no press” con per titolo “scobes”, mentre per “white sky ebooks” pubblica “cimesa”, una short stories asemantica. ha pubblicato il libro di poesie “casios pay-off peyote” per “the red ceilings press”. è presente in “the new post-literate”, “a-minor magazine”, “rem magazine”, “Cormac mc carthy’s dead typewriter”, “the otoliths”, “altered scale”, “ex-ex-lit”, “maintenant”, “apparent magnitude”, “the gin mill cowboy”. suoi lavori sono esposti in “bright stupid confetti asemic show”, “yoko ono fan club”, “venti leggeri”. ha tradotto, fra gli altri, ezra poung, gertrude stein, jack spicer, mina loy, james joyce, kurt schwitters, anne waldman. 

dick higgins, poeta sperimentale che ha fatto parte del gruppo “fluxus”, ha teorizzato, nei primi anni ’60, il concetto di “intermedia”, portato a compimento, nel 1965, col saggio omonimo pubblicato sulla rivista “something else newsletter” edita da “something else press” da lui stesso fondata nel 1963. dal concetto di inter, intra, in mezzo, ha teorizzato la possibilità per le diverse pratiche artistiche di muoversi nel mezzo, fra di esse, con ambiti di reciprocità che le porterebbero a dialogare in un tessuto unico, senza barriere. nel 2006, henry jenkins, alla luce delle evoluzioni nel campo dei new media, parlava di “comunicazione transmediale” (multiplatform) indicando come punto nodale il movimento convergente che si realizza, attraverso le nuove tecnologie, fra i diversi tipi di media. e di movimento bisogna parlare nell’opera verbo-visiva del poeta ucraino volodymyr bilyk. movimento e costruzione dello spazio. sempre dick higgins ha avuto modo, nella sua attività teorica oltre che di pratica artistica, di dare luogo ad una classificazione delle diverse correnti sperimentali. di questa classificazione ci interesserà la distinzione fra la corrente italiana e quella americana della poesia visiva. la prima, individuata dalla definizione di eugenio miccini, appunto “poesia visiva”, è definibile secondo i criteri di guerra semiologica e di uso dialetticamente critico dei linguaggi mediali. la seconda, la corrente americana, inquadrabile nella dicitura di “visual poetry”, porta con sé la costruzione di opere che oscillano, attraverso le componenti del linguaggio (lettere ecc) fra poesia visiva e poesia concreta. a partire da questa seconda classificazione è possibile parlare del movimento che intercorre nell’opera di bilyk. un movimento al contempo inter e transmediale. se da un lato la capacità di catturare immagini registra un primo movimento nel rapporto uomo-mondo che a queste appartiene, nutrendole, dall’altro questo movimento interno, su due livelli, ad un primo livello è nell’uomo e nella sua capacità intrinseca di legarsi, leggendole, alle immagini, ad un secondo, invece, appare esterno all’uomo ed interno all’opera che contemporaneamente oscilla fra calligrammi, poesia concreta, visual poetry e scritture asemantiche. la condizione transmediale, invece, si registra non più sull’utilizzo coesistente di differenti codici autorali, e neppure nella condizione decentralizzante il rapporto autore-utente che jenkins riteneva fondamentale nella comunicazione transmediale, bensì nella pratica che è insita nell’etimo stesso del termine, un al di là della condizione mediale che è nel principio stesso della digitalizzazione e nel tratto etereo della net poetry, il coadiuvarsi di differenti tipologie di media, che dal materiale-manuale sfociano nell’immateriale-effimero della virtualizzazione. in questo uscire dai media per rientrarvici per uscirne ancora si condensa l’esperienza dell’autore, sempre teso ad una costruzione spaziale della visual poetry, nell’abitazione di un linguaggio in movimento.